Conferenza su Massimo Urbani
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Conferenza su Massimo Urbani
Il genio del jazz che veniva da Monte Mario

Ad aprire l’incontro sono stati i saluti di Luca Marino, Presidente dell’Associazione MUJIC, e il benvenuto ai presenti da parte dell’Amm. Edoardo Giacomini, Presidente dell’Associazione Biblos-APS, che ha ospitato l’evento. La parola è poi passata al musicista Pasquale Mega, profondo conoscitore della musica jazz, che ha guidato il pubblico in un viaggio immersivo nell’universo di Urbani. Attraverso la proiezione di filmati rari, l’ascolto di brani iconici e una narrazione avvincente, Mega ha tracciato un ritratto completo dell’artista, senza tralasciare le sue fragilità, le sue manie e la drammatica lotta contro la dipendenza da droga e alcol che ne ha segnato l’esistenza.
Massimo Urbani non era solo un musicista, ma una forza della natura. Il suo stile, impetuoso e lirico allo stesso tempo, era profondamente radicato nel bebop, con un’ammirazione quasi devozionale per il suo idolo indiscusso, Charlie “Bird” Parker. Urbani non si limitava a imitare Parker; ne aveva assimilato il linguaggio musicale a un livello tale da poterlo rielaborare con una voce assolutamente personale e riconoscibile.
Un aneddoto emblematico del suo talento precoce, raccontato durante la conferenza, è quello che ha come protagonista il pianista Giuseppe “Puccio” Sboto. Durante una sessione di prove a Roma, Sboto sentì alle sue spalle un assolo di sax così perfetto da pensare di avere il fantasma di Charlie Parker in sala. Girandosi, vide un ragazzino di appena quindici anni, “cicciottello”, accovacciato sotto la pedana, che suonava in modo sbalorditivo. Quel ragazzo era Massimo Urbani. Quando Sboto, incredulo, gli chiese chi fosse e dove avesse imparato a suonare in quel modo, il giovane rispose con disarmante semplicità: «Sono Massimo Urbani. Mi piace ascoltare i dischi di Charlie Parker e stavo qui per imparare gli accordi che ascoltavo al piano».
Nonostante una carriera spezzata troppo presto, Urbani ha lasciato un’eredità discografica di valore inestimabile. Album come “360° Aeutopia”, “Easy To Love” e “The Blessing” sono considerati pietre miliari del jazz italiano e testimoniano la sua incredibile capacità espressiva e la sua tecnica impeccabile.
La conferenza ha anche sottolineato il legame profondo e toccante di Massimo con Monterosi. Dopo la sua morte, avvenuta nel giugno del 1993 a soli 36 anni, le sue spoglie sono state tumulate nel cimitero del paese, accanto a quelle dell’amata madre, trovando pace in un luogo a lui caro.
L’evento ha raccolto un grande consenso di pubblico. Tra i presenti, anche persone che avevano conosciuto personalmente Urbani, visibilmente commosse nel rivivere, attraverso i racconti e la musica, il ricordo di un amico e di un artista indimenticabile.
La vita di Massimo Urbani è stata una parabola di genio e sregolatezza. Tuttavia, la sua musica rimane, potente e immortale. La conferenza di Monterosi non è stata solo una celebrazione, ma un atto doveroso per mantenere viva la memoria di un artista che ha sacrificato tutto per la sua arte, lasciando un’impronta indelebile nel panorama del jazz mondiale.
Introduzione del Presidente dell'Associazione MUJIC, Luca Marino
Intervento del Presidente dell'Associazione Biblos-APS,
Amm. Edoardo Giacomini
Amm. Edoardo Giacomini
Il pianista e compositore Pasquale Mega
Servizio fotografico curato da Daniele Limongelli