La luna e i falò - Biblos Monterosi

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La luna e i falò

BIBLIOTECA > Gruppo di lettura > 2009
La luna e i falò

di Cesare Pavese

Data: 18 febbraio 2009

Presenti: Guido, Fabrizio, Serenella, Caterina, Salvatore, Enzo, Cristina, Francesca, Anna Rita e Marina

Titolo libro: La luna e i falò

Autore: Cesare Pavese

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Caterina introduce il tema, che per lei è un po’ particolare, perché l’autore è uno di quelli che si leggono a scuola, e non è facile discuterne come si fa qui, su di un piano “informale”, mettendo un po’ tra parentesi la ponderosa critica letteraria che vi si è sedimentata sopra. La luna e i falò è insomma un classico, che qui però non vogliamo considerare un “mostro sacro”. La prova ne sia che più o meno tutti finiscono coll’esprimere l’impressione di una lettura abbastanza pesante, non molto gradevole e dal messaggio di base sostanzialmente negativo. Ma vediamo alcune osservazioni interessanti. Sembrerebbe che il protagonista, di cui sappiamo solo il soprannome, Anguilla, torni al paese alla ricerca delle sue radici, ma, dice Caterina, in realtà non è così. Anguilla vuole colmare un vuoto in una situazione che non riesce a dominare; rivede i luoghi delle sua fanciullezza ed è come se osservasse la vita scorrere. Il personaggio di Nuto, che potrebbe rappresentare la ragione, un costante punto di riferimento per il protagonista, non è in realtà la ragione che guida, come il Virgilio dantesco. Nuto esprime semplicemente le domande di Anguilla. Lui non vuole mettere radici.

Francesca rileva l’importanza dei falò nel racconto. Dice Nuto che alla luna e ai falò bisogna crederci per forza. Non è superstizione. Tutti i personaggi che vogliono dare una svolta alla loro vita, poi ricadono. Anguilla torna al paese per cercare di riappropriarsi di quella parte di vita che ha lasciato lì.

Cristina ricorda che il viaggio, via dal paese da cui sembrava impossibile allontanarsi, è un partire per cercare una vita migliore, ma per scoprire poi l’inutilità di andarsene. Nuto saggio e pratico dice: il sangue è rosso dappertutto.I personaggi secondari sono in realtà fondamentali e importantissimi. Il ragazzino Cinto è lo specchio di Anguilla, che però invidia il fatto che Cinto accetti la propria condizione. Anguilla comunica la sensazione di vivere una vita non sua, di essere come in attesa di iniziare una vita.

Enzo evidenzia una caratteristica positiva del romanzo, su cui tutti più o meno concordano: la bellezza delle descrizioni che potrebbero avere un valore a sé. Pavese prova piacere nel descrivere questa terra. Si avverte dalla molteplicità di segni e sensazioni, che, come nota Caterina, diventano pezzetti di vita che si incasellano in un tempo “misto”. E particolare è il ruolo del fiume, il Belbo, continuamente ripreso, descritto, nominato. Infatti, nel suo simbolismo, Pavese chiama il suo protagonista “anguilla”. Del resto, nonostante vari cenni alle vicende politiche, non si capisce che parte politica abbracci l’autore.

Salvatore dichiara di non riuscire ad essere entusiasta di questo libro, dal ritmo lento, dalle lunghe descrizioni, senza molto dialogo.

Caterina aiuta spiegando che il testo è un indiretto libero, che si ricollega ad una tradizione tardo ottocentesca, in cui è l’interiorità che parla. Nota che la scrittura di Pavese assomiglia molto a quella di Federico Tozzi. Anche se i critici non lo dicono, Tozzi ha inciso molto su Pavese, per il suo disincanto, le sue descrizioni minute. Tozzi è un tramite fra Verga e Pavese. Serenella, che lo ha letto per la seconda volta, con animo ben disposto, dice di aver trovato nella prima parte descrizioni che le hanno ricordato l’infanzia, quando le cose sembrano enormi e piene di mistero, e diventano poi comuni, piccole e misere, agli occhi dell’adulto.

Cristina conclude gli interventi notando il pessimismo, addirittura il nichilismo che a ffiora dal testo . Mancanza di amore, dice . Non mi è piaciuto molto.

Sembra che questa conclusione valga un po’ per tutti. Un piccolo rinfresco con dolci contributi dei partecipanti e l’immancabile tazza di tè rappresenta una pausa che rinfranca opportunamente gli animi.
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